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La mia Giovanna è quella d'un ragazzo che amava i cinema parrocchiali e quella di periferia – gli unici che si potesse permettere – tra gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta. Per questo avrà per sempre il volto di Ingrid Bergman, scoperta un po' dopo il '52 nel colossal in technicolor di Fleming – ammirato peraltro in una tagliuzzata terza versione – e rivista poi, in tutt'altra interpretazione e con ben altra intensità, nel film di Roberto Rossellini del 1954 che, attraverso il testo di Paul Claudel, reinterpretava le allegorie delle sacre rappresentazioni medievali. (it) |