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Procida ci si andava facendo vicina. La parte dell'isola verso cui navigavamo, era sepolta nell'ombra, e si vedevano per l'oscurità splendere lumi, moversi in vari punti e sparire. Eravamo ad un miglio da terra, quando grado grado pel girare della luna s'illuminò anche, quel lato dell'isola, ed apparvero tutte le case di Procida in bianca fila, riflettendosi rovescio nelle acque del mare, allora placide e lisce come lastra di vetro.
Abbenché la vista della terra vicina, e delle abitazioni a cui ci appressavamo, avesse fatta svanire dal gran quadro, che mi stava sott'occhio, la vaga incertezza di linee, tutte di mare e di cielo, che poco innanzi ne formava per me la ideale poesia, pure non sapeva saziarmi dall'ammirare quella nuova scena, ch'era l’una delle più deliziose marine a chiaro di luna, che mai si potessero contemplare. (it) |