Mention865579

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so:text Il giovane Bēowulf potrebbe godersi «il suo podere in patria», crogiolandosi nella sua già straordinaria e meritata «fama di guerra». Ha ammazzato giganti e serpenti marini. Ha dimostrato di saper nuotare per cinque notti di seguito, e d’inverno. Che cosa lo spinge dunque a traversare un braccio di mare, laboriosamente , contrastatamente , non richiesto, male accolto , per andare a incontrare in un paese straniero un Orco più straniero ancora, devastatore ormai cronico? Affare dei Danesi, gli ripete giustamente il re: se la vedano loro, con Grendel; ognuno ha in casa sua mostri a sufficienza con cui fare i conti. C’è un tipo speciale di stupidità, nell'irrequieta e attiva cultura germanica antica, che è il non avere mai visto nulla di chi è rimasto a casa . Il viaggio di Bēowulf è soprattutto un’esperienza inevitabile di formazione. Lo spingono, certo, il suo «largo» e soccorrevole «cuore», e la sicurezza di una forza fisica senza confronti. Ma, altrettanto sicuramente, lo attira la rischiosa «avventura», la «forza dell’ignoto». Ha voglia di studiare da vicino l’enorme e sgraziato «Vagabondo della marca», intravisto appena tra le nebbie da qualche superstizioso contadino. (it)
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so:description Citazioni di Ludovica Koch (it)
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