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Io l'ho visto una volta sola in vita mia, quando l'ho intervistato per la Repubblica nel 1998, e di lui mi colpì soprattutto la totale equidistanza dalla politica. Che non credo fosse geometrica, nel senso che non penso proprio che Gaber facesse calcoli su quanto lo separava dalla destra e quanto invece dalla sinistra. Mi sembrò un atteggiamento interiore, una categoria dello spirito che segnava la sua alterità assoluta da un far politica nei partiti. Non c'era in lui snobismo, né atteggiamento di superiorità nei confronti dei politici. Però, un certo disprezzo per come si era degradata la politica, questo lo si avvertiva. Certo, l'equidistanza costa, anche perché presuppone un livello culturale e morale veramente molto superiore alla media, in una società infestata come la nostra, ovunque si vada, dalla politica. Per me somigliava molto a Indro Montanelli, e pure questo è curioso, perché Montanelli veniva da destra, mentre Gaber veniva da sinistra. Eppure, grazie al loro essere equidistanti nello spirito da ogni partigianeria, erano arrivati esattamente alle stesse conclusioni, riguardo questo nostro assurdo Paese. (it) |