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Il Minardi quando era costretto a dipingere, diveniva taciturno e preoccupato. Recavasi assai per tempo allo studio e si gingillava un poco in piccole faccende; accendeva la pipa, si poneva a disporre i colori sulla tavolozza, indi a preparare la tinta locale, come dicono gli artisti, poi le ombre, i chiari e due mezzi toni, tendenti l'uno al turchinaceo, l'altro al violetto, per intrometterli nelle mezze tinte delle carni. Perciocché è da sapere ch'egli per isfuggire il rancido, com'era solito designare l'intonazione che desse troppo nel giallo, si studiava di dare ai suoi dipinti un tono argentino, ispirandosi al fare guidesco; sicché preparava i dipinti quasi a bianco e nero, facendo un poco più calda la parte della luce, poi, asciugato il lavoro, coloriva. (it) |