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La statua di Crisippo era posta nelle vicinanze di un monumento equestre, probabilmente eretto in onore di qualche sovrano, e sembrava come nascondersi dietro di esso. Carneade si fece ispirare da tale vista, evidentemente piuttosto bizzarra, per un'interpretazione ironica del nome Crisippo: «Crisippo fu di corpo piccolo ed esile, come si vede nella statua che è nel Ceramico, la quale è quasi del tutto nascosta dalla statua vicina di un cavaliere: per tale motivo Carneade lo chiamò "Cripsippo", ossia "nascosto dal cavallo"» .
L'irrisione di Carneade è qui diretta verso il suo avversario più importante, con la cui dialettica egli polemizzò per tutta la vita; la sua osservazione, però, contiene per noi un'importante informazione circa il modo in cui veniva guardato un ritratto in un contesto che comprendeva altri monumenti: essa mostra l'effetto che faceva una simile statua di filosofo accanto alla statua equestre di un sovrano probabilmente più grande del vero e comunque ricca di pathos. Il corpo infermo del vegliardo chino acquistava tutta la sua efficacia e il suo significato solo accanto ai monumenti dei potenti. Il pathos della quiete si affiancava così consapevolmente al pathos del potere: esso era adatto a relativizzare lo splendore delle figure regali, a smascherarlo come superficiale perché effimero, mostrando che in fin dei conti il pensiero del filosofo giungeva più lontano del potere del re. (it) |