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Bisogna pensare alla grande difficoltà che trovavano le popolazioni primitive nel fondare società regolari: il legame sociale non è facile a stabilirsi fra uomini che sono così diversi, così liberi, così incostanti. Per dare loro regole comuni, per istituire il governo e fare accettare l'obbedienza, per far cedere la passione alla ragione e la ragione individuale alla ragione pubblica, ci vuole certamente qualche cosa di più forte della forza materiale, di più rispettabile dell'interesse, di più sicuro d'una teoria filosofica, di più immutabile di un patto: qualche cosa che sia in fondo a tutti i cuori e che vi domini.
Questo qualche cosa è una credenza: non vi è nulla di più potente sull'anima. Una credenza è l'opera del nostro spirito; ma noi non siamo liberi di modificarla a piacere nostro. Essa è una nostra creazione; ma noi non lo sappiamo; è umana, e la crediamo un dio; è l'effetto della nostra potenza, ed è più forte di noi; è in noi; non ci abbandona mai; ci parla in tutti i momenti. Se essa ci dice di obbedire, obbediamo; se c'indica dei doveri, ci sottomettiamo. L'uomo può dominare, è vero, la natura, ma è soggetto al proprio pensiero. (it) |