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Barone Frankenstein: Mi ero illuso che la mia teoria sarebbe riuscita comprensibile perfino a un confusionario come te. Tuttavia, se lo vuoi, mi spiegherò in modo ancora più elementare.
Dott. Hertz: Certo. Anzi, la prego.
Barone Frankenstein: Prima di tutto, mi occorreva una prova concreta che l'anima non lascia il corpo al momento della morte. Questo lo hai constatato.
Dott. Hertz: Sì, sì...
Barone Frankenstein: Ne sei convinto?
Dott. Hertz: Certo.
Barone Frankenstein: Bene. In secondo luogo, sono riuscito a creare un elemento così solido e compatto da risultare inattaccabile. Nulla che possa entrarvi, ripeto, niente che possa uscirne. Chiaro questo?
Dott. Hertz: Suppongo di sì.
Barone Frankenstein: Qui non esistono supposizioni, ma solo fatti, constatati.
Dott. Hertz: Coi miei occhi.
Barone Frankenstein: Allora! Vuol dire che ci sei.
Dott. Hertz: Come... ci sono... Ma che nesso hanno con la sconfitta della morte?
Barone Frankenstein: Devo dirtelo sillabando?
Dott. Hertz: Magari. Sono un confusionario, un vecchio alcolizzato e per tre quarti arrugginito. Un po' duro d'orecchio, anche.
Barone Frankenstein: Si muore perché il corpo muore, non l'anima. La morte è un fatto fisico, non dello spirito. L'organismo perisce sia perché decade con l'età sia per malattie, ma lo spirito gli sopravvive. Perciò se io riesco a trasferire l'anima in questo impianto, a risanare il corpo e a ridargli l'anima, ho vinto la morte. Non è così?
Dott. Hertz: Se lo dice lei.
Barone Frankenstein: Lo dico. Lo dico e lo farò. (it) |