so:text
|
Un teatro fatto dal pubblico e costruito discretamente da Rosati sulle storie di ogni singolo attore-spettatore che accetta di raccontarsi, di mettersi in piazza illuminando i propri angoli bui, dando forma alle paure ai fantasmi che lo abitano. Per sei settimane i tecnici della Rai e uno sparuto gruppo di occasionali e fortunati curiosi hanno visto l'improvvisato set televisivo, dominato da tre grandi figure disegnate da Emanuele Luzzati , riempirsi di storie che ti chiamavano dentro, che t'inghiottivano come in un vulcano e ti trascinavano oltre il tempo nel luogo dove tutte le storie, tutti i dolori e i sogni convivono in un eterno presente. Storie commoventi perché vere, vere perché rivissute qui ed ora in una recita che non ha nulla della commedia; storie giocate senza ritegno in vista di una liberazione, di una catarsi che, dopo lacrime e peripezie, nervosismo e violenza, regolarmente avviene. Storie estratte una dall'altra, sogni passati di memoria in memoria. Con Ottavio Rosati impegnato a ricordare come soltanto l'autore possa giocare la propria storia, avendo il desiderio e la necessità di farlo. (it) |