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Un allenatore non può non essere il leader della squadra, ma io non ne sento la necessità. Il mio sogno è diventare un punto di riferimento per i miei ragazzi. L'allenatore dovrebbe essere la persona più altruista del mondo, invece spesso è il più egoista. Voglio allenare per come avrei voluto essere allenato quando giocavo, cioè da uno che capisse com'ero fatto e mi mettesse nelle condizioni di giocare bene per la squadra. Invece l'allenatore è condizionato solo dal pensiero della vittoria o della sconfitta. L'individuo conta poco, a meno che non sia essenziale per vincere. I miei giocatori non devono essere individualisti, perché sarò io a prendermi cura di ciascuno di loro, dell'individuo. L'allenatore serve ad assemblare i giocatori e chiamare i cambi, perché nessun giocatore sarà mai abbastanza lucido da dire: esco, sto giocando male. E voglio che i miei vivano senza stress, felici. Io enfatizzo i momenti positivi, a differenza dei colleghi che usano il bastone proprio allora, "così la squadra non si esalta troppo, perdendo concentrazione". Ma cazzo, se non godi quando vinci, allora quando? (it) |