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Nelle prossime elezioni noi non vogliamo essere né eletti, né elettori. Ecco in due parole il nostro programma, il quale questa volta vincerà certamente.
Non vogliamo essere eletti, perché non ci vogliamo trovare a' fianchi né di Liborio Romano, né del generale Nunziante, né di Camillo Cavour che compie bellamente il triumvirato. Non vogliamo essere colleghi né di chi ha bombardato Ancona, quando aveva inalberato bandiera bianca, né di chi ha violato il diritto delle genti e mancato alla propria parola. Non vogliamo appartenere ad una camera che, a detta de' giornali, deve compiere la spogliazione del S. Padre e dar opera a levargli anche la sua Roma. E siccome tra i quattrocentoquarantatre collegi potrebbe darsi che se ne trovasse alcuno che rivolgesse gli occhi sugli uomini dell'«Armonia», così non sarà inutile quest'avvertenza.
Di poi non vogliamo essere nemmeno elettori. La legge ci accorda un diritto che noi questa volta rifiutiamo, e ci sovrabbondano le ragioni per rifiutarlo. (it) |