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Couthon in una entusiastica allocuzione sfidò i filosofi materialisti a negare il sovrano arbitro dell'universo in faccia alla maestà delle opere sue, e la Provvidenza in faccia alla rigenerazione del popolo avvilito. Lo spettacolo di quell'uomo infermo e morente, sorretto alla tribuna dalle braccia di due suoi colleghi, e confessante, in mezzo al sangue versato, il suo giudice nel cielo e la sua immortalità nell'anima, attestava in Couthon la fede fanatica che nascondeva a lui stesso l'atrocità dei mezzi dinanzi alla santità dello scopo. (it) |