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Ciò che Nencioni aveva di eccezionalmente giovanile era lo spirito. Non solo la lucidità, restata integra fin quasi agli ultimi anni. Anche la memoria di fatti e persone sgranate nel corso della sua vita professionale, a partire dagli anni Trenta, trascorsi a Roma come funzionario ministeriale: anni — avrebbe scritto nel 2000, nella prefazione all'ultima delle sue raccolte di saggi — che erano stati per lui «un corso di educazione civile in tempi calamitosi e alienanti», nel quale aveva appreso «il giusto senso dello Stato, l'equa applicazione del diritto, e l'amministrazione pubblica come aiuto al vivere dei cittadini». E, dato forse più sorprendente di tutti, la capacità di guardare al futuro, di secondare le sollecitazioni di una curiosità umana e intellettuale che gli anni non avevano attutito. (it) |