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Gli stagisti c'erano fin dalla prima serie e sono stati battezzati sul set con dei soprannomi. In "Boris" regnava un'allegra anarchia caciarona e all'inizio era difficile anche per noi destreggiarsi, perché non sapevi dove fosse il limite di campo del set, e in realtà era tutto un set. Quando veniva qualche attore nuovo e si trovava davanti a questo problema, noi eravamo i primi a divertirci. Io mi presentavo dicendo "ciao sono merda" o "ciao sono lo schiavo" e in questo è sempre stato un gioco. Noi attori ci trovavamo come davanti a degli specchi e abbiamo cercato di rubare dal vero cast tecnico la gestualità. Ad esempio il "Biascica" di Paolo Calabresi è palesemente un mix di veri personaggi che nel tempo ha assimilato nella sua carriera. (it) |