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Solo poche organizzazioni dei produttori del Sud del mondo potrebbero resistere, a medio termine, all'azione disgregatrice del mercato capitalistico su scala mondiale, alla sua congenita spinta alla polarizzazione di conoscenza, informazione, know-how ecc. Se invece il movimento del commercio equo concorresse a creare istituzioni capaci di «regolare» – sul piano sociale e ambientale – il mercato mondiale, sicuramente il quadro cambierebbe. Il reale rispetto della clausola sociale e ambientale nel commercio internazionale segnerebbe una vittoria, per i movimenti popolari, pari a quella segnata in Europa dal movimento dei lavoratori con la nascita del welfare state. (it) |