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Avvertito dalla romba plebea, il Prina, che non erasi mai preso paura del buon popolo meneghino, s'asconde: e subito il palazzo suo va a ruba e guasto. Egli stesso, scoperto, denudato, battuto, ferito, dalla finestra, fu afferrato dalla ciurma imbestialita, trascinato per la città colpendolo di parole e di punte quei che l'incontravano , gridandogli: − Questa è la carta bollata – Quest'è il dazio consumo – Tò il registro – Eccoti il macinato. Lo trafugano in una bottega, ma i casigliani lo respingono per paura della plebe: come per paura i generali e la guardia civica lasciano fare: appena a un sacerdote è permesso e benedirlo; dopo quattro ore di ferini il misero spira, ed è lungamente ancora trascinato il suo cadavere; indi da due popolani trasportato nella vicina chiesa di San Tommaso, e registrato oscuramente fra i morti. (it) |