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Dracula ha vampirizzato il suo autore, Bram Stoker. Lo ha vampirizzato in due modi. Attraverso il suo capolavoro, quello che dal 1897, in forma compiuta e proteiforme, ha aggiunto un mito al pantheon delle nostre paure collettive o, per i più cinici e robusti, alle paure di cui farsi beffe , fino ad assorbire la vita dell'autore in quella della creatura. E attraverso l'incontro fatale che nel 1876 ha portato Bram Stoker, anzi Abraham, classe 1847, irlandese, già bambino malaticcio, laurea in matematica al Trinità College di Dublino, gigante rossocrinito, burocrate dalla vita noiosa, marito poco entusiasta di una ex fidanzata di Oscar Wilde, autore dell'eccitante volume I doveri degli impiegati nelle udienze per i reati minori in Irlanda, nell'orbita di un grande vampiro - di attenzione, passioni, ammirazione - qual era Sir Henry Irving, attore magnifico, accentratore massimo. Due orbite fatate da cui non è più uscito. In un certo senso si potrebbe anche dire che il vampirologo ha vampirizzato se stesso. (it) |