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Cristoforo Gluck, ispirandosi ad un concetto che già si era affermato sin dagli inizi dell'opera in musica, poteva dire che "sull'atto del comporre si dimenticava di essere musicista" perché come tale non avrebbe potuto negare il fascino di quella forma di per sé completa e creatrice di una pura bellezza formale: mentre, seguendo più strettamente il valore del testo poetico, la preoccupazione di tale bellezza passava in seconda linea e lasciava più libero il campo all'elemento passionale. (it) |